Imu, se non paghi la rata avrai una bruttissima sorpresa a Febbraio: la data della scadenza non la puoi dimenticare
Hai in mente di saltare il pagamento dell’Imu? Meglio riflettere prima sulle conseguenze! Leggi ora e proteggi le tue finanze.
La scadenza dell’Imu è dietro l’angolo e, se state pensando di ignorarla, potreste trovarvi in un bel guaio. Prima di esaminare quali rischi comporta non pagare l’imposta sulla casa, è doveroso premettere che, negli ultimi anni, i Comuni hanno intensificato i loro accertamenti e inasprito le azioni per recuperare le somme non pagate.
I controlli esecutivi non sono affatto una novità, visto che sono stati resi più severi già con la Legge di Bilancio del 2020, al fine di rendere più efficiente il recupero delle tasse territoriali e poiché l’Imu rappresenta una delle principali fonti di entrate per le casse dei Comuni è, quindi, al centro di questi sforzi.
La prossima scadenza del 16 dicembre è imminente e segna il termine per il versamento senza sanzioni e interessi ma, qualora decideste di ignorarla, è bene che si abbiano ben chiari i rischi in cui si potrà incorrere.
Trascorsi 60 giorni dalla notifica dell’atto finalizzato alla riscossione delle entrate patrimoniali – ed ecco che si arriva a febbraio 2024 – gli atti emessi dal Comune diventano titoli esecutivi, eliminando la necessità di notificare una cartella di pagamento o un’ingiunzione fiscale.
IMU 2023, i rischi per chi non paga
Dopo 30 giorni dalla scadenza del termine di pagamento, può essere avviata la procedura di riscossione forzata, senza la necessità di emettere una nuova cartella. La procedura esecutiva, tuttavia, viene sospesa per un periodo che varia dai 120 fino ad un massimo di 180 giorni, a seconda dell’ente.
Prima di iniziare la fase esecutiva, il contribuente inadempiente riceverà un ulteriore sollecito di pagamento, a meno che l’importo dovuto non superi i 10.000 euro. E questa ulteriore comunicazione “semi-bonaria” rappresenterà davvero l’ultima possibilità per regolarizzare la propria situazione, prima di subire misure più drastiche per il recupero delle imposte non pagate.
Quanto costa non pagare
Gli atti emessi dai Comuni a partire dal 1° gennaio, in conformità – come detto – con la Legge di Bilancio 2020, contengono tutte le informazioni necessarie per diventare esecutivi. Questo significa che, dopo la notifica dell’atto e se non si effettua il pagamento entro 120 giorni, possono essere avviate le procedure di recupero coattivo, incluso il pignoramento dei conti del contribuente.
Ed è un rischio seriamente concreto, anche grazie all’accesso degli enti locali ai dati contenuti nell’Anagrafe Tributaria, un vasto archivio con le informazioni reddituali di tutti noi: come abbiamo visto, in tutte le fasi della procedura di riscossione, sono comunque previsti degli spazi temporali per poter intervenire e scongiurare gli effetti più disastrosi. In caso di inadempienza, però, l’ente può avviare tutte le procedure esecutive e cautelari che ritenga utili al fine di recuperare le somme dovute: quindi attenzione, perché potrebbero arrivare fermi amministrativi per i mezzi di trasporto, ipoteche o, per l’appunto, il pignoramento dei conti correnti.