Stipendi assegnati in base al costo della vita, in futuro l’inflazione non sarà più un problema per nessuno | I cambiamenti saranno radicali
In arrivo un DDL che punta a differenziare gli stipendi da zona a zona, parametrandoli in base al costo della vita locale. Funzionerà?
C’è una bella differenza, in termini di spese da sostenere, tra chi vive nel centro di Milano e chi dimora sui monti della Sila.
L’inflazione, com’è intuibile, non incide dovunque allo stesso modo. In Lombardia, motore economico del paese, essa ha corso negli ultimi anni molto più velocemente degli stipendi, attestandosi, nel 2022, all’8,2% su base annua. Se invece prendiamo il dato calabrese, ad esempio, troviamo valori inflattivi medi che girano attorno ad un 4%.
Risulta chiaro, pertanto, che vivere al Nord, a Milano così come in un’altra qualsiasi grande città, necessita di maggiori entrate rispetto al soggiornare in un paesino del Sud o delle nostre isole principali. Da queste riflessioni muove l’idea di un gruppo di senatori della Lega, i quali intendono presentare una proposta di legge che punti a risolvere tali squilibri territoriali tra stipendi e carovita.
Il perno su cui fare leva per modificare l’attuale legislazione – secondo i proponenti – è quello di agganciare lo stipendio dei dipendenti alla residenza dell’azienda. In altre parole, si darebbe la possibilità, in sede di contrattazione di secondo livello, di considerare il parametro del costo della vita, per attribuire trattamenti economici accessori ai dipendenti.
Stipendi adeguati al costo della vita
Detto in altri termini, le associazioni di categoria potrebbero trovare un accordo economico specifico per ogni territorio – addirittura diversificato azienda per azienda – in deroga a quanto stabilito in precedenza dai CCNL.
L’idea è stata presentata dal senatore Massimiliano Romeo come una innovazione, ma le opposizioni stanno facendo muro, con argomenti peraltro non troppo campati per aria. In primo luogo, si sottolinea, il rischio sarebbe quello di creare una vera e propria spaccatura in due del paese.
Innovazione o ritorno al passato?
In realtà molte voci critiche si sono levate per evidenziare come il modello proposto dalla Lega ricordi molto da vicino un vecchio sistema, in uso tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta. Stiamo parlando delle cosiddette “gabbie salariali“.
Quel sistema, che intendeva proprio parametrare i salari sul costo della vita nei diversi luoghi, venne definitivamente abbandonato con la fine degli anni Sessanta, incontrando una forte opposizione del movimento dei lavoratori. Non conosciamo ancora i dettagli della proposta dei senatori leghisti: ci auguriamo pertanto che la soluzione che verrà presentata differisca sostanzialmente dal vecchio modello, il quale portò solo ad una maggiore disparità di trattamento tra lavoratori dello stesso comparto.