Rivoluzione fiscale 2024, tasse a 0 per alcuni ma attento alle eccezioni: metà popolazione ne pagherà le conseguenze | Aumentano i rincari
Tasse che vanno, tasse che vengono: la coperta è corta e per sostenere alcuni, altri devono rassegnarsi a pagare di più. A chi toccherà?
Meno tasse per alcuni vuol dire, quasi sempre, più tasse per altri e, finché la tassazione è progressiva – imposte più elevate per redditi più alti – appare accettabile perché nell’ordine delle cose. Non sembra, però, che questo sia effettivamente quello che accadrà.
Certamente la riforma fiscale, da cui stanno derivando i primi decreti, sta adottando la visione di alleggerire la pressione sul contribuente: i lavoratori autonomi, ad esempio, non dovranno più pagare l’acconto (90%) sulle tasse dell’anno successivo entro il 30 novembre ma potranno pagare nell’anno di riferimento con 5 versamenti a partire dal 16 gennaio 2024, senza sconto alcuno sul dovuto.
Quello che pesa maggiormente è l’aliquota unica del 23%, ai fini Irpef, su scaglioni di reddito prima divisi in due blocchi: fino a 15.000 euro e fino a 28 mila. A godere principalmente di questa misura sono i contribuenti con un reddito tra i 15 ed i 28mila euro sui quali, fino al 2023, si applica un’aliquota del 25%: il 2% di differenza, derivante dall’accorpamento allo scaglione più basso, frutta un risparmio di ben 260 euro.
Anche i lavoratori dipendenti con redditi fino a 35mila euro potranno godere del taglio al cuneo fiscale per tutto il 2024, pur se non in misura omogenea: 7% per redditi fino a 28mila euro e 6% per redditi fino a 35mila.
Autonomi, madri lavoratrici e redditi fino a 28mila euro tirano un sospiro di sollievo
A questo si aggiunge la decontribuzione del 100% per le madri lavoratrici – con contratti a tempo indeterminato – con almeno due figli a carico.
Anche il canone Rai si abbassa da 90 a 70 euro ma non è chiaro se rimarrà inserito nella bolletta dell’energia elettrica; quanto a Sugar e Plastic Tax sono congelate almeno per i primi 6 mesi dell’anno 2024.
Allora chi pagherà di più?
E’ evidente che finanziare queste pur sacrosante misure, qualcuno dovrà soffrire di più. A partire dai prodotti per l’infanzia, che saranno esclusi dall’Iva agevolata al 5% e su cui si tornerà a pagare l’imposta del 10%: un aumento che colpisce qualunque famiglia con bambini piccoli, indipendentemente dal reddito. Così come a pioggia colpiscono gli aumenti delle accise su tabacco, sigari e sigarette e le tasse di soggiorno: fino a 2 euro, a discrezione dei comuni, senza distinzione tra chi si sposta per lavoro e chi per diletto, inclusi anche coloro che si troveranno nella Capitale durante tutto il periodo del Giubileo.
Aumenta anche la cedolare secca sugli affitti brevi, che passa dal 21 al 26%, mentre chi venderà un’abitazione ristrutturata con il superbonus 110%, entro 5 anni dalla ristrutturazione , pagherà il 26% sulla plusvalenza. E per coloro che hanno immobili all’estero, l’Ive passa dallo 0.76 all’ 1.06.