Pensione, scoppia lo scandalo: la generazione Z non la riceverà | Il calcolatore dell’INPS svela un’ingiustizia inaccettabile
Crisi pensionistica per la Gen Z: il simulatore INPS svela un futuro senza pensione, un’ingiustizia inaccettabile
La recente pubblicazione del simulatore pensionistico “PensAMI – Pensione A Misura” da parte dell’INPS, ha gettato nuova luce sul futuro pensionistico degli italiani. Il calcolatore, senza richiedere alcuna registrazione, permette di esplorare il proprio destino previdenziale inserendo solo pochi dati anagrafici e contributivi.
Tra le funzioni di questo strumento, si evidenzia la possibilità di simulare le pensioni accessibili sia tramite singole Gestioni previdenziali sia attraverso la cumulativa contribuzione, senza specificare gli importi delle prestazioni.
L’aspetto più controverso emerso dalla simulazione riguarda l’aumento dell’età minima di accesso alla pensione anticipata: secondo lo strumento messo in campo da INPS, l’età minima potrebbe raggiungere i 66 anni e 11 mesi il prossimo anno, con un requisito economico pari a 3,3 volte l’assegno sociale.
Queste regole, imposte con la nuova Legge di Bilancio, sembrano quindi disconoscere la possibilità di una pensione anticipata per coloro con percorsi lavorativi discontinui.
“PensAMI” e la guerra delle pensioni
Il simulatore messo online dall’INPS, però, nell’offrire una panoramica del futuro pensionistico di ogni lavoratore, evidenzia anche una disparità generazionale nell’accesso alle pensioni, scatenando un dibattito sull’equità del sistema previdenziale.
Con queste prospettive, “Pensami” dimostra che la generazione Z, si troverà a dover fronteggiare un futuro estremamente incerto, sollevando tutta una serie di questioni cruciali sulle prospettive della loro pensione e sull’equità dei trattamenti previsti per garantire una vecchiaia serena.
Trentenni senza pensione fino a 70 anni
Come è evidente analizzando le risposte del simulatore INPS, i nati nel 1993, appena entrati nei trent’anni, scopriranno di dover attendere fino ai 70 anni prima di poter accedere alla pensione di vecchiaia. A meno che non abbiano accumulato un assegno almeno pari a 2,8 volte l’assegno sociale.
Come detto, l’importo minimo per lasciare il lavoro in anticipo (a 66 anni e 11 mesi) con la nuova legge di Bilancio dovrebbe salire a 3,3 volte l’assegno sociale. La manovra per il prossimo anno fa invece saltare l’importo minimo (1,5 volte l’assegno sociale) che ora obbliga a rimandare l’uscita e quindi eviterà a chi ha percorsi discontinui (purché abbia versato almeno 20 anni di contributi) con pochi contributi di andare in pensione a 74 anni e 5 mesi. E con queste regole, la Gen Z ha davanti un futuro che sembra privarli dell’aspettativa pensionistica fin dall’inizio della propria vita lavorativa.