Smart-working, se lavori da casa ti tolgono 500 euro dallo stipendio: così finisci sul lastrico senza accorgertene
Lo smart working: la libertà di lavorare da casa è una trappola economica? Scopri i costi nascosti del lavoro da remoto
L’evoluzione del lavoro, attraverso lo smart working, ha aperto nuove porte ed opportunità ma costringe a riflessioni finanziarie inaspettate: nonostante la libertà offerta da questa pratica, c’è un lato nascosto che minaccia il portafoglio.
Il fenomeno dello smart working è emerso con la pandemia, consentendo ai lavoratori di svolgere le proprie mansioni comodamente da casa, spesso sottovalutando l’impatto su costi indiretti non considerati perché ritenuti ininfluenti. Ma quanto incide davvero sulle nostre tasche lavorare dal salotto o dalla camera da letto?
Questa forma di lavoro intelligente, definita come telelavoro in Italia, ha trasformato il concetto di ufficio, offrendo flessibilità negli orari e la libertà di gestire la propria routine lavorativa.
Tuttavia, dietro questa comodità si nascondono costi spesso trascurati e, in un momento in cui ogni euro conta, valutare attentamente l’impatto finanziario dello smart working diventa cruciale per la stabilità economica personale e familiare.
Bilancio in pericolo? I costi nascosti dello smart working
Al di là di questi svantaggi economici, lo smart working, però, offre indubbi vantaggi come il risparmio sul tragitto casa-lavoro: dai costi legati al carburante all’uso dell’auto, fino alla gestione del tempo.
Tuttavia, non è un’opzione che si adatta a tutti allo stesso modo. Infatti mentre durante la pandemia eravamo tutti costretti a restare in casa e, quindi, i costi per lavorare stabilmente dalla propria abitazione erano già ampiamente ammortizzati dalla vita quotidiana – si svolgeva h24 dentro le mura domestiche – con la ripresa dei normali ritmi di vita lo smart working oggi impatta non poco sul bilancio familiare.
Quanto costa davvero lavorare da casa?
Lavorare da casa implica lasciare luci accese per ore, consumare energia per dispositivi elettronici e mantenere il riscaldamento o l’aria condizionata costantemente in funzione, così come l’uso della cucina per i pasti può far schizzare verso l’alto i consumi della lavastoviglie. Questi piccoli dettagli si traducono in un aumento dei costi mensili dell’energia, stimato tra il 19% e il 23%.
Si calcola che questo incremento possa ammontare a un esborso aggiuntivo di 290-330 euro, senza considerare altre variabili come il riscaldamento. Questa nuova realtà di lavoro presenta, dunque, un’insidia finanziaria da valutare attentamente: certo, se a lavorare da casa fosse più di un componente della famiglia oppure se già un parente occupasse stabilmente l’abitazione – magari i nonni o coniugi già in pensione – l’impatto sui costi mensili sarebbe decisamente ridotto.