“Paghetta” per i figli diventa illegale, se non stai attento l’occhio del fisco arriva anche lì: prendi una multa da capogiro
Tra pratiche familiari informali e rischi fiscali: il sottile confine tra prestiti tra parenti e le paghette ai figli
Nella tela intricata della gestione delle finanze familiari e dei movimenti di denaro tra familiari o amici, due pratiche – apparentemente distanti – possono intrecciarsi in una rete di rischi legali.
Chiedere un prestito ad amici o parenti o concederli – pensate alla paghetta destinata ai figli – possono sembrare azioni senza implicazioni, ma entrambe nascondono complicati labirinti di regole da non violare.
Chiedere denaro in prestito a conoscenti potrebbe sembrare un modo agevole per evitare i rigidi protocolli bancari. Tuttavia, la mancanza di un accordo formale può trasformare questo atto di fiducia in un problema. Parimenti, la pratica della paghetta ai figli al di fuori dei parametri previsti può generare implicazioni fiscali non trascurabili.
Quella somma consegnata ogni settimana o mese ai figli potrebbe sembrare un gesto d’affetto e sostegno. Tuttavia, quando non rientra nei limiti delle leggi fiscali, può trasformarsi in un campanello d’allarme per il fisco.
Il filo sottile che lega questi due aspetti è la mancanza di regolamentazione formale. Così come l’assenza di un accordo scritto per il prestito può generare dubbi legali, la mancanza di conformità fiscale nella paghetta ai figli può sollevare domande da parte delle autorità.
Rischi e conseguenze
La chiarezza è fondamentale. L’opacità delle transazioni finanziarie con familiari può portare a conseguenze legali e fiscali. Senza documentazione adeguata, entrambe le pratiche possono essere interpretate come evasione fiscale o prestiti non dichiarati.
Se si opta per un prestito informale o si eroga una paghetta ai figli, documentare la transazione diventa cruciale. Un semplice accordo scritto può fare la differenza tra un regalo e un possibile reato. In più, a volte non è nemmeno sufficiente una causale del bonifico compilata o un foglio di carta firmato, per certi importi di grande valore bisogna rivolgersi ad un esperto, come un notaio, in grado di avvertire l’Agenzia delle Entrate.
L’importante è documentare
Secondo l’Agenzia delle Entrate, l’accertamento può essere avviato nel caso in cui si verifichi lo spostamento di grandi somme di denaro attraverso conti correnti. La legge permette l’uso di contanti fino a un massimo di 5.000 euro, ma somme superiori richiedono un’attenta valutazione fiscale.
Le autorità fiscali possono richiedere la verifica se la somma superasse questo limite. E, nel caso di un controllo, diventa fondamentale fornire prove concrete che il trasferimento di denaro corrisponda effettivamente a un prestito privo di interessi o a una donazione.