Lavoro in nero, carcere fino a 6 anni per chi lavora senza contratto: ecco perché è meglio non scherzare con il fuoco
Lavoro nero: qualcuno lo fa per necessità, qualcuno per superficialità, qualcuno per approfittarsene. Tutti quanti, però, rischiano grosso.
Dati recenti ci informano che il lavoro irregolare, in Italia, coinvolge circa tre milioni di persone. Con il termine “irregolare” si intende sia il lavoro nero, ossia quello totalmente invisibile, sia il lavoro grigio, ovvero quello che presenta anomalie di vario tipo, come la discrepanza tra ore effettivamente lavorate ed ore pagate regolarmente.
Se è vero, oltre che giusto e doveroso, che siano gli imprenditori ed i datori di lavoro ad essere sanzionati e condannati per le irregolarità delle assunzioni, va detto però che anche i prestatori d’opera – in certi casi – rischiano molto.
In certi casi, dicevamo. Sì, perché se si è inoccupati formalmente per lo Stato e non si percepisce alcun sussidio o beneficio da parte di esso, il rischio di sanzioni è sostanzialmente nullo. Se però si è fatto richiesta per il riconoscimento dello status di disoccupazione, anche senza percezione di alcun sussidio, si può rischiare la reclusione sino a due anni per falso ideologico in atto pubblico.
Le cose cambiano, e di parecchio, se invece si è percettori di sostegni economici da inoccupazione, come il Reddito di Cittadinanza, l’Assegno di Inclusione, il Supporto Formazione Lavoro, o si è percettori di indennità di disoccupazione, come la NASpI o la Dis-Coll. Vediamo dunque, caso per caso, cosa si rischia effettivamente.
Lavoro nero e Reddito di Cittadinanza
Siamo alle ultime battute, come sappiamo, per il Reddito di Cittadinanza, dal prossimo 1 gennaio definitivamente sostituito dal nuovo Assegno di Inclusione e affiancato dal Supporto Formazione Lavoro. Si tratta, comunque, in tutti e tre i casi, di sostegni economici statali a supporto di chi si trova in uno stato di inoccupazione.
La legge stabilisce, pertanto, che chi mente sulla propria condizione lavorativa per accedere al sussidio, ad esempio non dichiarando di lavorare, rischia dai due ai sei anni di carcere. Inoltre, a condanna definitiva, il reo sarà obbligato a restituire tutto quanto è stato indebitamente percepito.
Lavoro nero e indennità di disoccupazione
Un po’ più lieve la pena per chi comincia a lavorare al nero dopo aver iniziato a percepire il sostegno: il rischio è da uno a tre anni di carcere. Ma che succede invece per chi è sotto indennità di disoccupazione?
Se si percepisce la NASpI o la Dis-Coll e si lavora al nero si può essere accusati di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, con conseguente pena che va dai sei mesi ai quattro anni di reclusione. Se però l’importo percepito indebitamente è inferiore ai 4.000 €, viene applicata solamente una sanzione variabile dai 5.164 € ai 25.822 €.