Visita fiscale, se dici una di queste frasi rischi il contratto: anche la Cassazione va contro i furbetti | Attento alla scusa
Visita fiscale: sempre reperibili tranne pochissime eccezioni, la diligenza del lavoratore è essenziale per evitare problemi seri
Nell’ambito delle norme sulla visita fiscale nei confronti dei dipendenti assenti per malattia o infortuni, la Cassazione ha definito rigorosamente le situazioni che non possono essere considerate giustificazioni valide per sottoporsi alla visita fiscale: l’obbligo è tassativo il lavoratore dovrà essere disponibile durante gli orari stabiliti, consentendo così la visita di controllo.
Esistono, però, circostanze eccezionali ritenute accettabili dalla giurisprudenza: forza maggiore, situazioni di necessità indifferibili o sovrapposizioni di appuntamenti medici non pianificaili in altri momenti.
E’ consentito assentarsi ritirare radiografie relative alla malattia in corso o per trattamenti terapeutici indifferibili, (iniezioni), purché la loro urgenza sia certificata. Giustificabili anche assenze per visite mediche incompatibili con le fasce orarie di reperibilità o finalizzate a documentare la guarigione o per trattamenti presso strutture sanitarie convenzionate.
Sono ammesse anche necessità improcrastinabili, quali recarsi in farmacia, poter far visita alla madre in ospedale solo negli orari che coincidono con l’ispezione o, ancora, sottoporsi a un ciclo di cure termali per accelerare il recupero.
“Ero in garage” è una scusa che non regge
Queste eccezioni, però, sono estremamente circoscritte e rappresentano gli unici casi in cui la legge consente una deroga all’obbligo di reperibilità relativamente alla visita fiscale e comunque, la Cassazione enfatizza l’obbligo del dipendente di dimostrare la giustificazione.
E considerata “assenza ingiustificata” alla visita di controllo, da parte del lavoratore, non soltanto il non essere in casa nelle fasce orarie indicate, ma altresì qualsiasi atteggiamento del dipendente che impedisca il controllo, sia per incuria, negligenza o altri motivi non socialmente accettabili, comprese momentanee assenze per recarsi altrove nell’edificio – ad esempio in garage o in soffitta – che rendano difficile (o impossibile) il contatto con il medico.
Se non si può camminare, bisogna farsi assistere
La mancata osservanza degli obblighi, per motivi considerati non accettabili, comporta la perdita del trattamento economico per malattia. Anche il ritardo nell’aprire la porta, che porti all’allontanamento del medico, può essere considerato inottemperanza, come nel caso si sia sotto la doccia o si stia dormendo o, ancora, non essere in grado di raggiungere la porta per incapacità di deambulazione o per difficoltà uditive del lavoratore: in questi frangenti, è necessario farsi assistere da una persona che, al posto del lavoratore, possa assicurare al medico fiscale l’accesso e la conseguente verifica.
Tuttavia, la Cassazione ha precisato che il dovere di cooperazione non implica il divieto di svolgere attività quotidiane all’interno della propria abitazione. Quanto al medico che effettua la visita, dovrà a sua volta dimostrare di aver dato modo e tempo al lavoratore di rispondere alla chiamata.