Case green, la ristrutturazione è inevitabile: l’Italia dovrà adeguarsi alle norme europee o scatteranno le multe
Cambia la direttiva europea Case green, ma bisogna comunque adeguarsi: e se in arrivo ci fossero buone notizie per i proprietari di case?
Sono molti i proprietari di casa preoccupati per la direttiva europea sulle Case green: in realtà si chiama Energy performance of building directive – Epbd, ma il nome in inglese non tranquillizza più di tanto.
Invece, i contenuti del nuovo regolamento – in anteprima perché saranno formalizzati nella prossima seduta del 7 dicembre in cui si riuniranno il Parlamento Europeo, il Consiglio e la Commissione – lasciano sperare in un alleggerimento degli obblighi a carico dei proprietari di immobili e ad un maggiore spazio di manovra per i governi nazionali.
Se la prima versione della direttiva europea prevedeva critreri molto stringenti per i proprietari – dall’adeguamento della classe energetica degli immobili esistenti alle categorie E per quelli residenziali e D per gli edifici pubblici e non residenziali fino alle norme per la costruzione di nuovi immobili che devono rispondere al parametro di emissioni zero – ecco che si sta cominciando a parlare di “medie nazionali”.
Si tratterebbe di fissare le medie di riferimento per ciascun Paese sull’intero patrimonio edilizio e non obbligare tutti i proprietari ad adeguare il singolo edificio. Saranno quindi i governi di turno a studiare il proprio tessuto edilizio e decidere su cosa concentrarsi per raggiungere gli obiettivi europei imposti e scegliere – in autonomia – l’ordine di intervento.
La direttiva Case Green e il mercato immobiliare
Nel 2022 solo il 10% degli immobili in vendita era classificato con classe da A1 ad A4, mentre il 65% degli immobili è in classe energetica F e G. La direttiva europea sulla prestazione energetica del 2002 è stata recepita nel 2005 ma la sua attuazione spetta alle regioni che hanno agito in quasi totale autonomia: l’Attestazione di prestazione energetica – Ape – considera lo stato dell’immobile ma il Paese è diviso in diverse fasce climatiche e questo comporta che cambino le emissioni inquinanti.
Soppresso il bonus 110%, resta ora da capire come potranno le famiglie italiane intervenire sulle opere di adeguamento per rispondere ai criteri green europei, per quanto mitigati – nei tempi ma non negli obiettivi – dalle prossime modifiche.
Entro il 2050 edifici ad emissioni zero
Resta comunque il fatto che – pur se con maggiore autonomia da parte dei singoli Paesi – entro il 2050 si dovranno abbattere totalmente le emissioni inquinanti degli edifici, con l’obbligo di ridurre del 55% il consumo di energia primaria da parte degli immobili meno performanti.
Per il nostro Paese significa intervenire fin da subito su 5 milioni di edifici, ovvero poco meno della metà dell’intero patrimonio di edilizia residenziale, stimato in 12 milioni di immobili. La direttiva Case green sta comunque impattando con una certa violenza sul mercato immobiliare italiano: se si acquista una casa con buone prestazioni energetiche, si arriva a pagare anche il 25% in più rispetto alla quotazione media, perché si presume che non si debba intervenire con opere di efficientamento nel breve periodo.