Pensioni, nuovi rimborsi in arrivo ma gli assegni non sono per tutti: controlla se sei in lista
A seguito di una sentenza storica della Corte Costituzionale, l’INPS si accinge a rimborsare tanti pensionati per gli anni 2019-2023.
Molti anziani, nel corso dell’anno, si troveranno assegni previdenziali aumentati, magari anche di parecchio. E’ l’effetto, questo, del recepimento da parte dell’INPS di una clamorosa sentenza della Corte Costituzionale, la n.162 del 30 giugno 2022.
L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale procederà infatti a rimborsare d’ufficio molti pensionati in relazione a somme loro dovute ma mai riconosciute sino ad oggi, comprensive quindi delle opportune rivalutazioni e degli interessi spettanti. Le annualità interessate al ricalcolo degli assegni sono cinque: dal 2019 al 2023.
Per chi è a digiuno di questioni giurisprudenziali, ricordiamo come le decisioni della Corte Costituzionale impattino sull’intero ordinamento, soprattutto quando in esse viene dichiarata l’incostituzionalità di una norma in vigore. Ed è proprio questo il caso in questione, visto che ad essere dichiarato illegittimo è, come recita la sentenza, “il combinato disposto del terzo e quarto periodo dell’Art.1, comma 41, della Legge 8 agosto 1995 n.335” e della connessa Tabella F.
Ciò significa che la norma, una volta dichiarata incostituzionale, va disapplicata retroattivamente. E’ per questo che l’INPS è obbligata a risarcire, ripristinando così la corretta applicazione dei principi costituzionali violati.
A chi spettano i rimborsi INPS
Ma veniamo a cercare di capire a chi spettano i rimborsi da parte dell’INPS. Il tema oggetto delle decisione della corte riguarda il cumulo tra il trattamento pensionistico ai superstiti e i redditi aggiuntivi del beneficiario. Stiamo parlando quindi di coloro che ricevono le cosiddette “pensioni di reversibilità” o “pensioni indirette“.
Il familiare superstite, alla morte del pensionato o dell’assicurato, riceve, come sappiamo, una quota percentuale della pensione spettante al de cuius. Sono queste pensioni che saranno oggetto del ricalcolo, al fine di riconoscere al superstite il corretto importo in relazione al cumulo con altri redditi da lavoro.
Soldi in più per i superstiti
Nel dettaglio, la Corte sostiene che la pensione al superstite, in ipotesi di cumulo con altri redditi da lavoro, non può essere decurtata, come invece è stato fatto, di un ammontare che oltrepassi l’importo complessivo dei redditi aggiuntivi.
Se l’assegno ha da essere decurtato, ciò è possibile esclusivamente fino a concorrenza dei redditi stessi. A seguito del riesame da parte dell’INPS, precisa l’istituto, “verranno riconosciute le differenze sui ratei arretrati e gli interessi legali e/o la rivalutazione monetaria, nei limiti della prescrizione quinquennale“. Ecco perché non è possibile ottenere il dovuto rimborso per gli anni precedenti al 2019.