Pensione, per vivere sereno ora bastano 15 anni di contributi: se sei in questa lista smetti di lavorare per sempre
Alcuni lavoratori particolari possono accedere alla pensione con pochi anni di versamenti contributivi. Scopriamo assieme chi sono.
Tutti sanno che la pensione di vecchiaia, nel 2024, si ottiene al compimento dei 67 anni di età, indipendentemente che si lavori nel pubblico o nel privato e a prescindere che si sia uomini o donne.
Ed è noto a tutti anche il fatto che il requisito ulteriore per accedervi è quello di aver maturato almeno 20 anni di contribuzione. E se i contributi sono stati versati per meno anni? Che cosa succede all’età di 67 anni? Semplicemente, in tale caso non è possibile accedere alla quiescenza.
Nel caso in cui si sia versato contributi per meno di 20 anni ma per più di 5 è possibile, secondo la normativa vigente, riuscire ad ottenere la pensione di vecchiaia solamente ai 71 anni. Ma esclusivamente nel caso in cui il primo versamento sia antecedente al 1 gennaio 1996 e, comunque, con un importo dell’assegno previdenziale decisamente ridotto.
Se invece i contributi sono stati versati per ancora meno anni – o successivamente al 1 gennaio 1996 e in misura inferiore ai 5 anni – non spetta alcuna pensione di vecchiaia. L’unica opzione possibile è, per costoro, l’ottenimento dell’assegno sociale – pari, per il 2023, a 503,27 € al mese – già al sessantasettesimo anno di età.
Pensione di vecchiaia con 15 anni di contributi
Quello appena descritto è il quadro generale, ma esistono eccezioni che vale la pena di conoscere. Alcune persone, infatti, possono sfruttare ancora le deroghe introdotte dal governo Amato con il Decreto Legislativo 503/1992. Esistono infatti tre possibilità per andare in pensione con 15 anni di contributi a 67 anni di età, nel caso in cui si sia versato almeno un contributo settimanale antecedentemente al 31 dicembre 1995.
La prima deroga prevede di aver maturato almeno 15 anni di contributi entro il 31 dicembre 1992. La seconda, invece, riguarda solo coloro che hanno ottenuto dall’INPS l’autorizzazione a proseguire volontariamente i contributi dopo il 31 dicembre 1992, a prescindere dal loro effettivo versamento.
Le deroghe del governo Amato
Sostanzialmente, l’INPS autorizza al versamento volontario dei contributi in quei casi in cui l’attività lavorativa è cessata o i versamenti precedenti sono al di sotto dei minimali. Ciò serve per consentire al lavoratore di incrementare l’anzianità contributiva.
Infine, la terza deroga Amato per pensionarsi con solo 15 anni di contributi riguarda coloro che non sono riusciti a versare, per almeno 10 anni, contributi sufficienti a coprire le 52 settimane necessarie per la copertura di un anno.