Assegno di Inclusione, intero sistema in tilt: 30 mila famiglie non lo riceveranno mai | La colpa è del Comune
Un intero sistema completamente in tilt per via delle domande di Assegno di Inclusione. Sono ben 30 mila le famiglie che non lo riceveranno per colpa dei comuni.
Quindi dal 1 gennaio 2024 i cittadini italiani impareranno a convivere e a fare i conti con l’Assegno di Inclusione, una misura di sostegno al reddito che si rivela molto importante. L’ADI va a sostituire a tutti gli effetti il buon Reddito di Cittadinanza. Quest’ultimo dal 2019 ha offerto sostegno alle famiglie italiane che si sono trovate in una posizione estremamente di svantaggio a livello economico.
L’RDC è stato molto criticato, dai cittadini (che non vivevano accesso) dalle imprese, che sembravano non trovare più personale da inserire nelle loro aziende e in fine, anche dallo Stato, a tal punto che Giorgia Meloni, dal momento del suo insediamento in seno al Governo, ha dato l’ultimatum per quello che lo riguardava.
Certo, le migliaia di famiglie, veramente in difficoltà che hanno bisogno di un sussidio, non potevano essere lasciati allo sbaraglio e da qui sarebbe nato l’Assegno di inclusione. Ma questa volta i requisiti sono molto più stringenti. In famiglia deve essere presente un ultra 60enne, un minorenne, ovvero un soggetto affetto da da disabilità.
I nuclei familiari che hanno diritto al sussidio, hanno alcuni obblighi, quale la sottoscrizione del patto di inclusione. Fatto questo i soggetti dovrebbero avere 120 giorni di tempo per recarsi presso i servizi sociali per confermare i propri dati.
Ti convocano i servizi sociali
Quindi sarebbe compito dei servizi sociali procedere con la convocazione dei soggetti interessati da tale misura. La convocazione dovrebbe avvenire entro 120 per non incorrere nella sospensione del sussidio. Se la convocazione non avviene, sono le famiglie a doversi presentare spontaneamente.
In questo secondo caso è pur sempre possibile la riattivazione del servizio, a seguito dell’avvenuta convocazione. Peccato che sembra proprio che, un iter di questo genere possa in alcun modo, essere messo in atto realmente in quanto l’Inps non avrebbe ancora caricato sulla piattaforma Gepi i dati, necessari ai servizi sociali, per prendere in carico le famiglie.
Piattaforma Gepi
Per chi ancora non la conoscesse, la piattaforma Gepi è stata istituita dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per gestire i patti per l’inclusione sociale. Proprio sulla piattaforma dovrebbero essere caricati i dati dell’assegno di inclusione e corsi previste dal Supporto per la Formazione e il Lavoro.
Una piattaforma che a tutti gli effetti dovrebbe permettere di procedere con dei controlli ufficiali, ma non è realmente funzionante. Quindi si rischia il collasso con circa 20 mila pratiche che rischiano di essere bloccate senza un reale motivo.