P.IVA forfettaria, la nuova lista delle tasse da pagare è immensa: se ne perdi una il fisco ti toglie tutto
Ecco la nuova lista delle tasse da dover pagare per coloro che vogliono avere una partita IVA.
Per tutti coloro che vogliono avere una partita IVA ci sono novità non propriamente positive per quanto riguarda questo 2024.
In tanti si chiedono da sempre se sia conveniente oppure no aprire una partita IVA, ma la lista delle tasse da dover pagare per coloro che vogliono aprire o che già possiedono una partita IVA è pronta infatti ad allungarsi.
Da questo punto di vista i professionisti e gli imprenditori devono dunque avere a che fare in Italia con difficoltà di varia natura, anche se per fortuna questi hanno la possibilità di scegliere tra sistemi di tassazione molto diversi tra di loro.
Ecco dunque qui di seguito un quadro generale delle tasse da dover pagare per coloro che possiedono una partita IVA, con i tre regimi principali che consistono ancora oggi in forfettario, ordinario e semplificato.
Le tasse da pagare con la partita IVA forfettaria
Si parte nello specifico dalla partita IVA con regime forfettario, che è stata introdotta per la primissima volta grazie alla legge di stabilità del 2015. Quello del regime forfettario è un regime speciale cui non possono accedere tutti: ad essere escluse sono prima di tutto quelle spese relative al personale dipendente e al lavoro accessorio, che per restare all’interno del regime forfettario non devono andare oltre i 20.000 euro. In più è necessario che non si sia percepita una somma superiore ai 30.000 euro di redditi o dalla pensione o dal lavoro dipendente. Infine la somma dei compensi e dei ricavi non può andare oltre la soglia degli 85.000 euro all’anno.
Con il regime forfettario si può avere accesso ad un sistema di tassazione agevolato che consiste nel versamento di un’unica imposta sostitutiva (chiamata così in quanto prende il posto contemporaneamente di addizionali comunali e regionali, IVA e IRPEF). Coloro che possiedono la partita IVA a regime forfettario non devono addebitare l’IVA in fattura ai loro clienti e non la detraggono sui loro acquisti, e in più non devono sottostare alla necessità di presentare le comunicazioni periodiche e la dichiarazione annuale.
Le tasse con la partita IVA a regime ordinario e a regime semplificato
Si passa poi al regime ordinario. Tutti coloro che possiedono una partita IVA a regime ordinario devono provvedere al pagamento dell’IVA (imposta sul valore aggiunto), dell’IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche), dell’IRAP (imposta regionale sulle attività produttive) e dell’IRES (imposta sul reddito delle società). L’IVA si applica in fattura con un’aliquota tra il 4% e il 22% a seconda del tipo di servizio fornito e dal prodotto. L’IRPEF deve essere pagata dai lavoratori autonomi e professionisti e alle sue aliquote si vanno ad aggiungere anche le addizionali comunali e regionali. L’IRAP non deve essere pagata dalle persone fisiche e presenta un’aliquota del 3,9%, anche se ogni singola regione può aumentarla o al contrario ridurla dello 0,92%. Infine l’IRES riguarda nello specifico le società e i trust, con un’aliquota proporzionale del 24%.
Infine ci sono le partite IVA con regime semplificato. In questo caso vi sono le stesse tasse già previste dal regime ordinario ma il regime applicato non è di competenza ma di cassa: il reddito che viene stabilito per cassa fa sì che costi e ricavi vengano contabilizzati prendendo in considerazione la data effettiva dell’esborso e dell’incasso. A poter aprire una partita IVA con regime semplificato sono le imprese di tipo individuale e le società di persone a condizione che i loro ricavi durante un anno solare non vadano oltre i 500.000 euro per le prestazioni di servizi e gli 800.000 euro per tutti gli altri tipi di attività. Le persone fisiche non sono invece sottoposte a nessun tipo di limite.