Partita IVA, non pagare l’INPS è possibile: se continui così perdi migliaia di euro ogni anno senza motivo
Non tutti sanno che è perfettamente legale – in alcuni casi specifici – non versare i contributi previdenziali INPS con partita IVA aperta.
L’Italia è un paese con scarsissima cultura tributaria e fiscale. Non è un caso che ognuno di noi tende a delegare a terzi tutto ciò che riguarda la propria situazione fiscale e contributiva: commercialisti in primis, ma anche CAF o “esperti” di turno.
In realtà sarebbe opportuno avere una infarinatura, quantomeno generale, di come funzionano certe cose: ad esempio, non tutti sanno che aprire la partita IVA è assai spesso molto oneroso, perché non è preparati sufficientemente e si rischia di spendere più di quello che si può.
E’ infatti importante evidenziare che il lavoratore autonomo, che intraprende una attività di tipo artigianale o nel commercio, è generalmente obbligato – a prescindere da quanto fattura – a versare all’INPS un salasso contributivo minimo, che per il 2024 si attesta sui 4.500 € annui.
Risulta abbastanza evidente che se l’attività non rende almeno il doppio di quanto si deve all’INPS, significa praticamente lavorare senza guadagnare. Pertanto è bene esserne consapevoli, prima di iniziare una avventura come piccolo imprenditore improvvisato. Tuttavia esistono dei casi nei quali i contributi INPS, con partita IVA aperta non sono dovuti.
Quando i contributi INPS non sono dovuti
Rimaniamo al caso di un artigiano o un commerciante, i quali, come anticipato, debbono versare obbligatoriamente all’INPS una quota contributiva minima annua che, al mese, si aggira sui 375 €. Costoro però possono essere esonerati dal versamento, in un caso ben particolare.
Se infatti l’attività prevalente dell’artigiano e del commerciante è un’altra, ossia quella di lavoratore dipendente full time, allora l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale dispensa dal versamento della quota sulla Gestione INPS dedicata. Occhio quindi alla tipologia contrattuale, perché un part-time non ha affatto diritto all’agevolazione.
Altri casi di esonero contributivo INPS
Un altro caso di esonero contributivo INPS, in realtà – a pensarci – piuttosto banale, è quello dei professionisti non iscritti ad alcuna cassa ordinistica che non fatturano. In tal caso infatti il lavoratore autonomo è giocoforza iscritto alla Gestione Separata, nei confronti della quale non esiste alcun contributo minimo annuo da versare: se la partita IVA non fattura, non versa contributi, perché la quota INPS è calcolata in percentuale sul fatturato.
Un ultimo caso, piuttosto raro in realtà, è quello degli autonomi trasferitisi in Italia dall’estero, per la precisione da un paese con cui il nostro ha stabilito accordi al fine di evitare la doppia imposizione fiscale e contributiva. In tal caso, pur non versando contributi INPS, il lavoratore sarà tenuto a contribuire – nei modi e nei tempi stabiliti – alla previdenza del proprio paese d’origine.