Lavoro, l’AI l’ha fatto di nuovo: questa professione è destinata a sparire per sempre | Attento o perdi il contratto
L’intelligenza artificiale miete una vittima dopo l’altra. Scopriamo quale mestiere particolare è destinato a soccombere anche stavolta.
Che le macchine, prima o poi, avrebbero rappresentato un problema per il lavoro umano lo sappiamo sin da tempi remoti. Si racconta, addirittura, di un episodio originario di rivolta databile al 1779, ben dieci anni prima della Rivoluzione Francese.
A quei tempi risalirebbe infatti la prima ribellione di un operaio – un tessitore, per la precisione – al temuto strapotere delle macchine, rappresentate in quel caso da un apparentemente innocuo telaio. Ned Ludd, così pare si chiamasse il tipo, fece a pezzi il marchingegno a seguito di una violenta crisi di rabbia.
Da allora, forme diversificate di “luddismo“ – dal cognome dell’antesignano critico radicale dell’automazione – si sono presentate lungo il corso della nostra storia recente: da quello decisamente violento dei primi del XIX secolo alle forme più sofisticate e intellettuali dei tempi nostri.
E, paradossalmente, oggi a temere le macchine non sono più gli operai semplici di una volta, all’epoca giustamente preoccupati di esser sostituiti, nel loro lavoro meccanico e ripetitivo, da instancabili automi, bensì i lavoratori creativi, coloro che realizzano opere intellettuali, frutto della propria immaginazione. Siamo di fronte a un rovesciamento totale della prospettiva iniziale.
I pericoli dell’intelligenza artificiale
Ma come si è verificata questa vera e propria “rivoluzione copernicana”? Come si è passati dal timore del telaio alla paura nei confronti di ChatGPT? Il tema è interessante, ed è sostanzialmente legato alle modalità con cui si è sviluppata l’automazione nel tempo.
Se cento anni fa avessimo chiesto a chiunque quale sarebbe stato il futuro delle macchine, la risposta pressoché unanime sarebbe stata sintetizzata per mezzo di un unico vocabolo: “robot“. Cioè a dire: lo sviluppo tecnologico avrebbe trasformato velocemente gli strumenti meccanici di allora in operai artificiali, in pura forza fisica.
Intelligenza artificiale e lavoro creativo
Ma così, ovviamente, non è andata, anzi. Oggi stiamo assistendo appunto al fatto opposto, ossia al fenomeno – un tempo imprevedibile – che le macchine stanno iniziando a rendersi indistinguibili dagli esseri umani sul piano dell’intelligenza.
Ed ecco pertanto la necessità di tutelare sempre di più il lavoro di ingegno, creativo, artistico, il quale rischia di essere fagocitato dalle nuove sofisticatissime forme di AI, peraltro in tal modo privandolo della propria caratteristica profondità espressiva. A tal proposito il legislatore sta riflettendo su un progetto di legge volto proprio a tutelare il diritto d’autore dai rischi connessi all’uso e all’abuso dell’intelligenza artificiale. Ma fino a quando potremmo ancora sostenere che solo il lavoro umano è creativo, soggettivo e dotato di una specifica personalità?