Pensione, se quest’anno smetti di lavorare ti metti nei guai: l’assegno mensile si dimezza in un istante
Grandi problemi per alcune categorie di lavoratori, che potrebbero veder sfumare la possibilità di pensionarsi con un assegno dignitoso.
Com’è noto, il 31 dicembre 1995 ha rappresentato un fondamentale spartiacque per il calcolo della retribuzione previdenziale. Prima di tale data, infatti, il regime di calcolo dell’assegno pensionistico è quello cosiddetto “retributivo“; dal 1 gennaio 1996, invece, è scattato il sistema contributivo per tutti.
Stiamo tutto sommato parlando di date che risalgono, all’incirca, a trent’anni fa: chi ha ormai già cinquant’anni, tranne qualche caso precoce, è – diciamo così – già condannato al contributivo puro, avendo con molta probabilità iniziato a lavorare ben dopo il 1 gennaio 1996.
Ma esistono ancora numerosi lavoratori che possono vantare anni di lavoro antecedenti a tale spartiacque, godendone così i benefici in termini di calcolo della pensione. In tali casi infatti, il calcolo dell’assegno di quiescenza è misto: in parte retributivo e in parte contributivo.
La differenza è non da poco: semplificando, se nel regime contributivo a contare è il montante complessivo dei versamenti, in quello retributivo sono le retribuzioni percepite e gli anni di lavoro. Un sistema, quest’ultimo, decisamente più vantaggioso per il contribuente e, viceversa, più penalizzante per le casse dello stato.
Taglio delle pensioni per i lavoratori degli enti locali e della sanità
Lo scorso 3 luglio l’INPS ha diffuso la Circolare 78/2024, con la quale l’Istituto scarica a terra un paio di commi dell’Art.1 della Legge di Bilancio 2024, mettendo mano ad un consistente taglio delle pensioni per alcune categorie di lavoratori.
Nello specifico, l’intervento riguarda gli iscritti alla Cassa per le Pensioni ai Dipendenti degli Enti Locali (CPDEL), alla Cassa per le Pensioni ai Sanitari (CPS), alla Cassa per le Pensioni agli Insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate (CPI) e alla Cassa per le Pensioni agli Ufficiali Giudiziari, agli aiutanti ufficiali giudiziari ed ai coadiutori (CPUG).
Come cambia la pensione per questi lavoratori
Secondo quanto disposto dall’ultima Legge di Bilancio, i lavoratori delle categorie suddette i quali, a partire dallo scorso 1 gennaio, sono andati in pensione con una anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 inferiore ai 15 anni, si vedranno ridurre drasticamente l’assegno previdenziale.
Ad impattare sul percepito è infatti una modifica radicale delle cosiddette “aliquote di rendimento“, ovvero le percentuali applicate sulla media delle ultime retribuzioni, al fine di quantificare l’importo previdenziale spettante. Se prima della modifica queste aliquote potevano arrivare anche al 20%, adesso, a seguito della revisione, esse scendono ad un misero 2,5%.