Pensione, obbliga il tuo capo a pagarti di più: con questo strumento i soldi te li regala per Legge | Attivalo subito
Scopriamo come sia possibile incrementare il proprio stipendio differito, grazie alla normativa attuale sui fondi pensione.
C’era una volta la “liquidazione”. Eh sì, perché al giorno d’oggi, il buon caro Trattamento di Fine Rapporto (TFR) è ormai divenuto parte integrante del nostro futuro sostegno previdenziale: nessuno più lo vede come puro e semplice stipendio differito, da liquidarsi tutto in blocco al momento della quiescenza.
Se i nostri genitori e i nostri nonni con il TFR potevano comprar casa – per sé o per i figli – noialtri saremo costretti, giocoforza, a impiegare questa liquidità, talvolta neanche poi così tanto consistente, a sostenere la nostra magra pensione futura.
Questo “cambio di destinazione” del TFR è effetto delle svariate riforme previdenziali, le quali si sono susseguite, dagli inizi degli anni Novanta ad oggi, nel nostro paese. Esse hanno portato a considerare il TFR come una parte essenziale del cosiddetto “secondo pilastro“, la previdenza complementare collettiva: una integrazione di fatto sempre più necessaria, considerando il fatto che le pensioni saranno calcolate tutte secondo il metodo contributivo puro.
Entro sei mesi dall’assunzione, il dipendente privato ha oggi l’obbligo di scegliere dove intende destinare il proprio Trattamento di Fine Rapporto: lasciarlo in azienda, gestirlo tramite un Piano Individuale di Pensione (PIP), allocarlo in un Fondo pensione negoziale.
La destinazione del TFR
Precisando che non esiste una scelta da considerarsi la più giusta di tutte le altre – tutto dipende infatti dagli obiettivi che ciascun dipendente si è prefisso – è indubbio che la decisione di allocare il proprio TFR maturando in un fondo negoziale comporta vantaggi economici non indifferenti.
Innanzitutto la redditività: fondi pensione e PIP puntano – tramite strategie di investimento più o meno sofisticate – a battere l’inflazione, mentre il TFR in azienda si rivaluta esclusivamente al minimo (1,5% + 75% dell’inflazione).
I contributi volontario e datoriale nei fondi pensione negoziali
Inoltre, i costi: i fondi pensione negoziali, generalmente, hanno costi di gestione decisamente più bassi di quelli presenti nei Piani Individuali di Pensione. Infine, nei fondi pensione collettivi chiusi e negoziali è sempre possibile destinare volontariamente una quota percentuale – in genere tra l’1% e il 3% – del proprio stipendio, al fine di aumentarne il montante e scaricare qualcosa dalle tasse.
La cosa interessante è che questa opzione, se attivata, sblocca anche il cosiddetto contributo del datore di lavoro: in pratica, l’azienda ci regala una quota aggiuntiva di “stipendio differito”, che in genere oscilla tra l’1% e il 2% del nostro stipendio. Una buona idea per farsi pagare qualcosa di più, anche se sotto forma di pensione complementare collettiva.