Pagamenti con il POS, questa domanda la fanno a tutti: ti vogliono solo fregare | Paghi il doppio
Bisogna fare molta attenzione quando si paga col bancomat o con la carta di credito, perché la truffa può essere davvero dietro l’angolo.
E’ dallo scorso 30 giugno 2022 che ogni commerciante, artigiano o professionista ha l’obbligo di garantire, all’acquirente, la possibilità di pagare tramite bancomat o carta.
Sino a quel momento era infatti possibile trovarsi lecitamente di fronte ad un diniego, da parte dell’esercente, a farci usare la nostra carta di debito o credito. Soprattutto, così assai spesso capitava, nel caso in cui le somme da pagare fossero piuttosto basse. Un esempio tipico è quello del classico caffè al bar: in moltissimi – sino alla fatidica data sopra indicata – accettavano solamente contanti.
Uno dei principali motivi di tale discriminazione tra una forma di pagamento e l’altra è facile da comprendere, poiché l’acquisto tramite POS risulta completamente tracciabile, mentre quello in contanti no. Inoltre, è anche bene sapere che l’esercente, su ogni transazione con bancomat o carta, paga una piccola commissione, tale quindi da fargliene disincentivare l’uso.
Con l’entrata in vigore del Decreto PNRR2, che obbliga alla presenza dei dispositivi POS presso tutti gli esercenti, vi sono state pertanto delle resistenze, da parte di alcuni venditori, ad adeguarsi subitaneamente alla norma: un forte incentivo al loro uso è derivato però dalle sanzioni che sono state previste nel caso del loro mancato utilizzo.
I tentativi di aggirare la legge
Soprattutto durante i primi mesi successivi all’entrata in vigore del decreto, si è assistito talvolta a qualche tentativo di aggiramento delle disposizioni previste.
Ad esempio, non era poi così difficile trovare, in alcuni casi, presso qualche esercente, un bel cartello che ci avvertiva del malfunzionamento del dispositivo POS: essendo temporaneamente inibita la possibilità di pagare con carta, non ci restava che tirar fuori i contanti. Ma purtroppo esistono anche altri modi per raggirare gli acquirenti, obbligando addirittura questi ultimi a pagare molto più di quanto dovuto.
Un supplemento non dovuto
E’ infatti capitato recentemente che qualche esercente truffaldino abbia osato applicare, in caso di pagamento con carta di debito o credito, un “supplemento per pagamento con carta” al prezzo di listino.
Una pratica, questa, decisamente scorretta, che va ad aumentare illegittimamente la spesa per l’acquirente, in quanto non può esservi per legge alcuna differenza di prezzo su un bene in vendita, motivata esclusivamente dalla tipologia di pagamento richiesta.