Licenziamento, d’ora in poi devi dire addio alla Naspi in questo caso: il datore di lavoro non dovrà neanche versare nulla all’Inps
Addio alla Naspi, in questo caso non ne hai proprio il diritto, inutile fare domanda, il capo non deve nemmeno versare nulla all’INPS.
Argomento un po’ sul filo del rasoio, quello delle misure economiche a cui si ha diritto nel momento in cui si viene licenziati. Restare senza un contratto di lavoro non è di certo una bella esperienza, ma non sono pochi coloro che ci sono passati almeno una volta nella loro vita.
La normativa italiana ci dice che coloro che perdono il lavoro possono beneficare della Naspi, ovvero di un’indennità di disoccupazione, che dovrebbe aiutare a superare un momento difficile, senza percepire uno stipendio.
Si può accedere a tale misura di sostegno al reddito, se si rispettano taluni specifici requisiti, tra cui quello di aver lavorato almeno per 13 settimane negli ultimi 5 anni.
Ma ci sarebbe un caso in cui si deve dire addio alla Naspi e non è di sicuro, il caso che in molti credono.
La legge cerca di tutelare i dipendenti
La legge che in materia di diritto del lavoro viene applicata nel nostro Paese cerca di tutelare, nei limiti del possibile i lavoratori, che si possono trovare, loro malgrado senza un contratto di lavoro. È prevista l’impossibilità di procedere con la richiesta di erogazione della Naspi nel caso in cui il dipendente presenti le sue dimissioni in maniera volontaria. Invece nel caso i cui si venga licenziati o non vi sia un rinnovo contrattuale, è possibile beneficiare dell’ammortizzatore sociale.
Il calcolo dell’assegno di disoccupazione avviene in base a quelle che sono le buste paghe percepite fino al momento della richiesta, per un tempo massimo di 2 anni, ovvero la metà del tempo per cui si è provveduto a versare importi contributivi. Ma ci sarebbe un caso in cui nonostante si venga licenziati, non è possibile percepire la Naspi.
In questo caso non si può ricevere il sostegno economico
Il D.D.L. ha introdotto le dimissioni di fatto che permetterebbe al datore di lavoro di risolvere il contratto se vi sono assenze ingiustificate ovvero estremamente prolungate. Occorre ammettere che si tratta di una pratica piuttosto comune, per farsi licenziare e non rassegnare le proprie dimissioni si tira un po’ troppo la corda, assentandosi a lungo dal lavoro. In questo specifico caso la legge interviene difendendo il datore di lavoro che può licenziare il dipendente per assenza ingiustificata e quindi per giusta causa.
L’assenza del dipendente dovrebbe superare i 15 giorni, come indicato dalla legge. Sarà poi l’ispettorato del lavoro a provvedere a eventuali controlli e il lavorare dovrà provare che l’assenza prolungata la su deve a cause di forza maggiore a lui non imputabile. Se tali prove non vengono prodotte, allora non solo è possibile che si venga licenziati, ma non si avrà nemmeno diritto alla Naspi.