Bonus Maroni, te lo becchi direttamente in busta paga: a chi ha compiuto quest’età spetta davvero di diritto
Direttamente in busta paga il bonus Maroni, se hai già compiuto questa età ti spetta veramente di diritto, ecco cosa sapere a riguardo.
In queste settimane e nelle prossime per gli addetti ai lavori è il momento di occuparsi della legge di bilancio 2025. Si cerca di trovare la quadra del cerchio, mettendo sul piatto una serie di misure che siano in grado di aiutare i cittadini italiani ad affrontare un nuovo anno.
Sotto il profilo economico, ancora non è chiaro cosa ci si debba attendere da questo 2025. Sicuramente l’anno che si sta per concludere non è stato di certo portatore di una vita agiata, questo nonostante il gran numero di bonus promossi.
E per il prossimo anno? In realtà i lavori sembrano essere ancora in alto mare. Uno dei punti salienti della nuova legge sono i bonus di cui si potrà beneficiare, oltre che le pensioni, come sempre al centro dell’attenzione.
Secondo le notizie che arrivano in merito, sembra proprio che il bonus Maroni arriverà direttamente in busta paga.
Il bonus Maroni arriva in aiuto degli italiani
I bonus sono sostegni economici che sono utili agli italiani per poter superare il momento economico che risulta non essere particolarmente semplice. La storia attuale ci dice che l’inflazione è ferma, ma i prezzi continuano ad essere alti, senza considerare la difficoltà di affronta spese particolarmente elevate. I bonus aiutano nel risparmio oltre ad offrire un piccolo incentivo nel caso in cui ci si trovi ad affrontare spese impreviste,
La nuova Legge di bilancio potrebbe confermare alcuni bonus, mentre ne toglierà altri che non sono stati rinnovati. Molta attenzione però, viene riservata nei confronti del bonus Maroni, che purtroppo anche per il prossimo anno subito un processo di rivalutazione, come successo già nel 2023 e nel 2024.
Cosa si prevede per il bonus Maroni tanto atteso
Il bonus Maroni ci parla delle pensioni e dei loro importi, quello che secondo lei si prevede è una rivalutazione sulla base della crescita del valore della vita, che dovrebbe essere pari al 100% del tasso accertato che verrà aggiunto agli assegni con un valore che non superano di 4 volte il trattamento minimo. Negli scorsi anni, anche per rispondere alle esigenze di far quadrare i conti in questa economia italiana in grande difficoltà non è stata applicata nella percentuale indicata, ma vi è stato un adeguamento.
Per il prossimo anno la rivalutazione potrebbe essere pari solo all’1%. Per le pensioni minime ci si aspetta una rivalutazione del 2,2% che arriverà all’1,6% nel 2026.