Banche, arriva la stangata per 200mila persone: purtroppo sembra non esserci più speranza
Tremano i dipendenti degli istituti di credito: le previsioni sul proprio futuro non sono affatto rosee. Scopriamo il perché.
Se un tempo il “posto in banca” era considerato, nel settore privato, uno degli impieghi più sicuri, oggi non è affatto così. Da qualche anno stiamo assistendo infatti ad un forte ridimensionamento della presenza degli istituti di credito nelle nostre città: chiudono le filiali, diminuiscono gli sportelli e molti lavoratori vengono licenziati.
Un trend che pare inarrestabile, dovuto sostanzialmente a due fattori: l’economia digitale e lo sviluppo delle piattaforme e la crescita massiccia dell’impiego dell’intelligenza artificiale.
Ormai sono pochi coloro che si recano direttamente in banca per le operazioni più ordinarie. Prelevare danaro, effettuare un bonifico, sono delle semplici operazioni che possono essere compiute senza l’ausilio di un operatore umano. Ciò ha ridotto sensibilmente il numero degli utenti agli sportelli: un calo che necessariamente ha impattato pesantemente sulle ristrutturazioni bancarie che abbiamo avuto recentemente.
Ma a peggiorare le cose, per chi lavora in un istituto di credito, è il sempre maggiore impiego che il settore fa dell’intelligenza artificiale. Esiste un neologismo anglosassone, che è stato coniato appositamente per caratterizzare questa tendenza: fintech. La fusione tra tecnologia e finanza pare infatti che produrrà spiacevolissime sorprese per una grande quantità di lavoratori del settore.
Una minaccia incombe sul settore bancario
Secondo una recente ricerca americana, che ha coinvolto quasi 100 istituti di credito del pianeta, nei prossimi anni l’impiego dell’AI nel settore produrrà irreversibilmente un calo degli occupati stimato attorno al 3%.
Ad essere fortemente ridimensionati saranno soprattutto quegli impieghi caratterizzati da routine ripetitive, facilmente sostituibili da algoritmi digitali. Secondo alcune indicazioni provenienti dal colosso Citigroup, potrà ben presto essere automatizzato addirittura il 54% degli impieghi. E quindi la domanda è: quanti saranno, concretamente, coloro che saranno costretti a perdere il lavoro?
I numeri della crisi
Iniziamo con un dato proposto da Goldman Sachs un paio di anni addietro: da qui al 2033, la stima di perdita globale di posti di lavoro è di circa 300 milioni. Una cifra decisamente impressionante. E forse un po’ troppo pessimistica.
Infatti, a ben guardare, la tendenza, certo non univoca, è quella piuttosto di favorire la trasformazione dei posti di lavoro, non il loro abbandono definitivo, attraverso una ponderata opera di riqualificazione delle mansioni. Secondo stime meno allarmanti, quei lavori che da qui ai prossimi anni andranno inevitabilmente a scomparire saranno rimpiazzati da altri, sorti proprio a seguito dell’uso massivo dell’AI. Ciò sembra quindi portare la cifra complessiva degli esuberi a livello planetario a un livello decisamente più basso. I posti di lavoro perduti, entro i prossimi cinque anni, secondo una ricerca di Bloomberg, saranno piuttosto circa 200.000.