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La Gurit di Volpiano licenzia 56 dipendenti: l’azienda non vuole vendere ma spostare la produzione in Cina

Fabbrica-fonte_depositphotos-jobsnews.it
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La multinazionale svizzera, specializzata nella produzione di pale eoliche ha previsto il licenziamento per 56 dipendenti su 64 totali.   

La Gurit, multinazionale svizzera specializzata in lavoratori in energie rinnovabili, che in Italia ha sede a Volpiano, alle porte di Torino, ha deciso di delocalizzare il lavoro in Cina – dove materie prime e manodopera hanno costi inferiori – e procedere dunque al licenziamento di 56 lavoratori su 64 totali.

Ventuno sono i dipendenti in somministrazione che speravano in una conferma del contratto e che invece si trovano costretti a trovare un altro impiego: inutili le proteste dei lavoratori che il 10 febbraio hanno scioperato davanti l’Unione Industriale di Torino per otto ore, mentre i sindacati incontravano i dirigenti internazionali di Gurit.

Come riporta Futuranews, Filctem Cgil, Uiltec Uil e Femca Cisl hanno ottenuto un confronto diretto con il presidente del consiglio di amministrazione di Gurit, Sven Daniel Dahlqvist, dopo giorni di pressioni ma la società ha deciso, in maniera ferrea,  di delocalizzare la produzione in Cina.

L’ad di Gurit Italy, Gabriele Bortolotto, ha ribadito la posizione dell’azienda: entro metà aprile lo stabilimento italiano chiuderà. È stato promesso un dialogo con Rsu e sindacati, ma il futuro dei 56 dipendenti licenziati resta incerto e si valuta una buonuscita per favorire l’esodo dei lavoratori o il loro ricollocamento in filiali estere.

Il motivo della chiusura

Alla base della scelta di Gurit di chiudere lo stabilimento italiano c’è il calo delle commesse e la concorrenza sempre più spietata della Cina ma i sindacati e dipendenti non sono disposti a darsi per vinti e sono decisi a coinvolgere anche il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Come si apprende da QuiFinanza, Gurit non ha dichiarato lo stato di crisi ed è stata contraria a ogni ipotesi di ammortizzatore sociale, compreso il suggerimento da parte dei sindacati di vendere lo stabilimento di Volpiano.

Secondo i sindacati, Gurit non venderebbe per non regalare un impianto perfettamente funzionante alla concorrenza: “La scelta loro è di mantenersi le commissioni che hanno e farle in Cina. È una scelta ingrata, che ne va della vostra pelle”, hanno dichiarato i sindacati.

 

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 Le voci dei lavoratori

Una situazione davvero spiacevole e drammatica per tutti i lavoratori che sono stati investiti dalla procedura di licenziamento collettivo anche se l’azienda aveva un calendario di lavoro di un anno a ciclo continuo: “Abbiamo sempre avuto tantissimo lavoro e da quando sono stato assunto non ho mai avuto sentore in merito a possibili problematiche che avessero potuto portare a questa crisi”, ha commentato un operaio al TG Rai Piemonte.

“Noi siamo stati una realtà davvero importante per l’azienda. C’era una squadra che andava negli stabilimenti in India e in Messico a spiegare e insegnare il lavoro dell’estrusore”, sono state le parole di Francesco Firicano, capo reparto nel controllo qualità a La Stampa. “Dobbiamo lottare uniti per questa causa: questo può darci una speranza per il futuro” ha aggiunto Firicano.